Padre Pierre de Caflisch con il nostro Arcivescovo Innokentij, in occasione della festa patronale della parrocchia di Payerne,
13 giorni prima della sua nascita al cielo.


Padre Pierre de Caflisch

Il Reverendissimo Padre Arciprete Pierre de Caflisch è nato al cielo

Giovedì 10 ottobre 2002, alle ore 17, si è spento in pace, e attorniato dalla sua famiglia, il primo rettore della nostra parrocchia, nel suo 85° anno d'età. Dopo il decesso, è stato immediatamente trasferito al Monastero della Trinità, dove, secondo il suo desiderio, è stato vegliato fino alle esequie. Noi abbiamo tutti sentito come una grande grazia il fatto che queste siano state celebrate il giorno della luminosa festa della Protezione della Madre di Dio (Pokrov). Malgrado la gravità degli istanti, il Signore ci ha fatto dono di una grande pace, perfino di una dolce gioia. E numerosi sono stati coloro che lo hanno accompagnato al suo ultimo riposo al cimitero di Dompierre. Egli riposa ormai non lontano da colui che lo ha accolto con il suo gregge in seno alla Chiesa ortodossa, Mons. Serafim.
 

È importante ricordarci di lui, non per fargli un panegirico (ne aveva sempre avuto orrore), ma per ben comprendere ciò che ha donato a ciascuno di noi.
 

Era da principio e soprattutto un assetato di verità. Si era posto il compito di servirla con perseveranza ed esigenza. Il suo percorso spirituale lo testimonia. Fin dall'infanzia, e grazie a sua nonna, si era risvegliato alla Fede. Nato nel protestantesimo liberale, sentiva una mancanza, una mancanza crudele di profondità mistica. Comprese che il Signore è l'Assolutamente Altro, Colui che non si rivela se non all'anima che Lo cerca veramente secondo le parole della Scrittura "Se tu Lo cercherai, Egli si lascerà trovare" (1 Cron 28,9).
 

La sua ricerca lo condusse, ancora studente, verso il luteranesimo confessante, per il quale provò sempre affetto. Poi comprese la profondità della vita sacramentale e la nozione di cattolicità. Fu la Chiesa Alta anglicana che gli permise di approfondire questo grande mistero, e lo vide fedele della parrocchia di Saint-Jean de Territet. La personalità spirituale del suo cappellano, il Padre Evans, monaco di Mirfield, lo aiutò a discernere la sua vocazione sacerdotale, ma non era britannico...
 

Riprese dunque il suo bastone da pellegrino e fu diretto verso quel grande uomo apostolico che era l'arcivescovo vecchio-cattolico di Utrecht, Mons. Andreas Rinkel. Questo gli fece riscoprire la nozione di fedeltà alla Chiesa indivisa dei primi secoli. Ordinato prete in questa chiesa, la servì per più di 30 anni. La sua sete non venne mai meno. Attraverso lo studio (era un vero intellettuale) e la preghiera, comprese le debolezze dei vecchi cattolici che certamente rivendicavano una fedeltà all'ecclesiologia antica, ma non potevano staccarsi da un liberalismo galoppante e da una ferita mai guarita risultante dallo scisma con Roma. Ciò si risolveva in una auto-definizione in termini negativi: "noi non abbiamo un papa, né un celibato dei preti, etc...". Si gettò nello studio con ardore, partecipando con speranza come osservatore al Concilio Vaticano II, allacciando una serie di contatti sia personali che epistolari.
 

Di natura appassionata, era capace di grandi entusiasmi che spesso mancavano di sfumature, e dei quali si pentiva. Trovò molte risposte nello studio della liturgia, di cui divenne un grande specialista. Così si disegnava con sempre maggior precisione il volto dell'Ortodossia. Dapprima tramite gli ambienti uniati incontrati a Roma, quindi con Mons. Jean (Kovalevsky) de Saint-Denis e altri ortodossi, cercava in primo luogo un'espressione di ortodossia dal volto occidentale. Il suo impegno nella commissione liturgica della diocesi vecchio-cattolica, così come il dialogo teologico tra il Vetero-Cattolicesimo e l'Ortodossia, gli offrì l'illusione di una ricomposizione rapida dell'unità. Gli offici liturgici della sua parrocchia di Losanna, così "ortodossi", ne erano l'immagine. Seppe rendere partecipi di questo entusiasmo i suoi parrocchiani. Tuttavia, il crescente adogmatismo dell'occidente, il suo relativismo dottrinale, e le loro conseguenze, furono per lui una grande lezione. Comprese come non si possa avere una retta confessione della Fede (ortodossia) senza averne pure una retta pratica (ortoprassi). Insomma, la vita spirituale, liturgica, devozionale deve corrispondere alla confessione di fede. Senza di questa, ne consegue un crollo della vita cristiana: "credo in una cosa e ne pratico un'altra". Per Padre Pierre ciò era intollerabile. La sua esigenza era dunque alta. Ecco un altro tratto che lo caratterizzava. Giunse in modo naturale, e non senza grandi conflitti interiori, a trarne le conseguenze.
 

Fu Mons. Serafim, arcivescovo ortodosso di Zurigo, che lo comprese e lo accolse nel seno della Chiesa assieme a una parte del suo gregge. A 74 anni..., visse tutto ciò come una risoluzione, come qualcosa di insperato, perfino di inaccessibile. E qui, aveva tutto da apprendere passando d'un colpo dalla teoria alla pratica... di quanta fiducia aveva bisogno, e quanti dubbi! Doveva ricominciare da zero. Così nacque la parrocchia ortodossa di Payerne. Vide suo figlio ordinato prete nell'agosto 1992: che gioia in quel giorno! Ma i diversi fastidi di salute che lo hanno accompagnato in tutta la vita andavano aumentando. Si distaccò a poco a poco dalle sue responsabilità pastorali. Cominciava per lui una nuova tappa, quella in cui poteva centrarsi nuovamente sull'essenziale. La preghiera, che lo aveva sempre accompagnato, si orientava verso il distacco dalle cose di questo mondo, per non cercare che quelle provenienti dall'alto. Comprese quindi, e poi sostenne con forza, la nascita del nostro monastero. In questi ultimi anni, in cui non riusciva più a vedere bene, ci parlava del suo ardente desiderio di andare presto a "celebrare la liturgia celeste". Anche se alquanto debilitato dal morbo di Parkinson, aveva conservato tutta la sua lucidità. In questo arduo lavoro di purificazione, comprese nella sua vita questo passo delle Scritture: "Ti ho provato nel crogiuolo come l'argento" (Is 48,10) e così crebbe in dolcezza. I parrocchiani si ricorderanno a lungo di quell'uomo incurvato, dai movimenti lenti, che distribuiva con dedizione "l'antidoro" (pane benedetto) al termine di ogni Liturgia in quella cappella che aveva fondato nel 1966.
 

Il nostro primo rettore, di beata memoria, sembra dirci con fermezza: "custodite il deposito della Fede, cercate in tutto la Verità, servite con Fedeltà e non fate economie in questa esigenza". Che il Signore gli conceda il riposo e una memoria eterna!
 

+ Archimandrita Martin
 


Ringraziamo il Rev.mo Archimandrita Martin, figlio e continuatore dell'opera pastorale di Padre Pierre,
per il cortese permesso di pubblicare questa testimonianza.
 

Alla pagina web del monastero della Santa Trinità
 

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